La nuova t-shirt

Ieri mi hanno consegnato una nuova t-shirt. Non è una t-shirt qualsiasi, perché sopra c’è cucito l’emblema della Croce Rossa Italiana.

Quando l’ho indossata la prima volta e mi sono girato verso lo specchio, mi sono chiesto “Ma sei pronto?”. E la risposta è stata no, ovviamente.

Come si fa ad essere pronti ad affrontare sfide o obiettivi alti, vasti e complessi come quelli che si dà la Croce Rossa? Come si può pensare di avvicinarsi senza timore alla vita altrui e dire “ok, adesso ti aiuto io”, a cuor leggero? Come minimo ci vuole prudenza. “Meglio non fare, che fare male”, ci hanno insegnato al corso; lo terrò a mente.

Ecco, il corso, appunto. L’ho completato con successo poche ore fa. E adesso? E adesso si comincia.

Non posso dire che il corso mi abbia formato come volontario: a quello penseranno le ore di servizio, l’affiancamento con i volontari esperti, la guida di chi indossa quell’emblema da tanti anni. Mi voglio avvicinare in punta di piedi, col dovuto rispetto, perché questa associazione è fatta dalle persone e sono loro ad aver preparato l’ambiente in cui io, buon ultimo, arrivo oggi.

Dunque il corso non è servito a nulla? Affatto, è servito, eccome. E’ servito a farmi capire che stavo arrivando nel posto giusto, che i Principi Fondamentali sono le risposte alle mie domande.

Un paio di mesi fa, quando stavo cercando un’associazione in cui impegnarmi, avevo poche idee chiare.

Primo: cercavo un’organizzazione grande e affermata, accreditata, che non facesse fatica a proporsi, che non dovesse spendere metà del tempo a presentarsi e solo l’altra metà a fare qualcosa di concreto.
Ho trovato la più grande nel mondo, presente in 190 nazioni, ma anche a due passi da casa mia.

Secondo: cercavo un’organizzazione che non improvvisasse, qualcuno che mi facesse impegnare solo dopo avermi formato adeguatamente. Non basta la buona volontà, per quanto indispensabile per fare il primo passo, per lavorare con efficacia e senza fare danni.
Ho trovato un posto dove ti fanno l’esame anche solo per diventare volontario.

Terzo: cercavo un’organizzazione indipendente, che non dovesse rispondere ad aree politiche o religiose, a finanziatori ingombranti. Ma anche che non dipendesse da maestri-fondatori-esemplari-faccio-tutto-io. Il rischio nel volontariato (o nei settori che ci girano attorno) è che il capo carismatico diventa il padre-padrone di tutto il sistema: o fai come dice lui, che fa così da sempre, oppure quella è la porta. Anche questa è dipendenza: cosa succede quando quella figura se ne va?
Ho trovato una realtà organizzata democraticamente e che fa dell’Indipendenza uno dei suoi Principi Fondamentali.

Questi famosi Principi mi hanno colpito quando mi sono informato a modo mio su Croce Rossa (lo ammetto, li ho letti su Wikipedia, perché lì sono arrivato nelle mie ricerche sul web).

Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità, Universalità.

Quando li ho visti elencati e spiegati, mi sono detto “Cavolo, hanno pensato proprio a tutto”. Ecco perché sono andato avanti, ho chiesto informazioni e poi mi sono iscritto al corso.

Ma poi sono stato colpito da un altro fatto.

I Principi ce li ha spiegati, durante la prima giornata, un’istruttrice che aveva impostato tutta la lezione su uno stile informale e diretto. Per quello che ho capito, trattandosi di storia dell’associazione e di Diritto Internazionale Umanitario, lei ha voluto arrivare in modo semplice alla platea composta per lo più da ragazzi delle superiori, che potevano fare resistenza. Senza banalizzare nulla, però.
Ma quando ha trattato i Principi, le potevi leggere in viso l’importanza che dava al momento: stava comunicando le basi, i valori. La mission, come la chiamano quelli bravi. Dall’emozione era diventata rossa e il tono si era fatto alto, serio, importante. Le si leggeva l’emozione addosso. Mi ha comunicato qualcosa di molto semplice e molto complesso allo stesso tempo: “Ragazzi, ridiamo e scherziamo quanto volete, ma a certe cose ci crediamo e le rispettiamo profondamente”.

Ecco, saper mettere insieme la risata e gli ideali è per me la conquista più grande ed è forse il quarto aspetto che avrei dovuto cercare in un’organizzazione, se solo ci avessi pensato.
Siamo sempre persone, in questa umanità sgangherata.

Ecco, l’Umanità: il primo Principio Fondamentale.
Io sono un lavoratore e un cittadino digitale. Mi occupo di bit, mi collego al web, pubblico post. Mi svago con lo streaming, condivido sui social e mi indigno per certi tweet.
Tutto questo esiste, eppure non esiste: non lo avevamo prima, potremmo viverci senza domani, se solo volessimo. L’essenziale sta altrove e io non lo frequento granché.
L’umanità è fragile e sta nella voce stanca del parente nel letto, negli occhi spauriti della zia che torna bambina con l’avanzare dell’età, nelle sue frasi senza più senso, nel genitore terrorizzato dagli anni che passano e dalle malattie che incombono.
L’umanità la puoi vedere nella foto tragica del bambino senza vita sul bagnasciuga, dopo che il gommone su cui viaggiava è affondato. Nella gente che sbraita contro le persone. Nei poveri che lottano contro altri poveri.
Tutto questo esiste, ed esisterà sempre, ma puoi decidere se stare a guardare senza umanità o riappropriarti della tua, di umanità, e commuoverti.

Puoi far finta che il mondo fuori esista solo nei telegiornali, che sia semplice informazione, per poi cambiare canale sull’intrattenimento e lo svago. Puoi decidere di ignorare il mondo, di costruirti il tuo nido ovattato dove fai entrare solo quello che decidi tu. Ti costruisci il tuo mondo, finché il mondo vero non viene a bussarti alla porta.
Può bussare il disagio, può bussare la malattia, può bussare la povertà: non c’è nulla che possa impedire che prima o poi venga a bussare qualcuno o qualcosa di diverso da quello che decidi tu.
Puoi gestire tutto questo? Assolutamente no. Ma puoi conoscerlo un po’ più da vicino.
Forse arrivi a capire che non tutto fa così paura come può sembrare se lo guardi da lontano (o dal tuo nido). Puoi imparare che la tua non è sfiga cosmica, è semplicemente vita, che condividi con ogni altro essere umano. Puoi verificare che tutti hanno le loro piccole o grandi sofferenze e alcune non si possono nemmeno curare, o forse non sei tu a poterlo fare.

Ma una cosa è certa: starsene da soli nel nido sicuramente non aiuta, quella che ti sembrava una protezione si trasforma presto in una fragilità consolidata e tu non hai né anticorpi né strumenti per affrontare alcunché. La vita si conosce frequentandola, non standosene in disparte, anche se farebbe comodo.

Ho scelto di frequentarla affiancandomi a persone che vedono il mondo più o meno dal mio punto di vista.
Che preferiscono l’umanità al disprezzo,
l’imparzialità al razzismo,
la neutralità alla faziosità,
l’indipendenza al giogo,
la volontarietà all’interesse personale,
l’unità alla divisione,
l’universalità al proprio orticello.

Il semplice fatto di essermi circondato di loro, mi ha dato una carica ed un’energia decisiva.

Scrivo queste righe per ricordarmi da dove ho cominciato. Forse, fra qualche anno, se avrò la fortuna e la pazienza di continuare questo percorso, mi guarderò indietro, le rileggerò, mi ricorderò da dove sono partito e potrò essere contento almeno di una cosa: potrò dirmi “bravo, ci hai provato”.

Carlo, Volontario del Comitato dei Comuni dell’Appia